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Deborah Napolitano

Home » Artisti » Deborah Napolitano

 

Nata a Latina nel 1973, Deborah Napolitano si laurea in architettura a Napoli e frequenta a Milano il Master in Disegno Industriale alla Domus Academy. Conclusa la lunga e importante parentesi milanese, il ritorno a Salerno segna un fondamentale cambiamento nel suo percorso espressivo: le forme sono  plasmate e non disegnate, le visioni passano dall’architettura alla scultura.

Accanto a una serie di collettive, dove partecipa con interventi sempre più condizionati dall’analisi di una tradizione tradotta in innovazione, Napolitano è anche promotore culturale : nel 2015 assume la direzione artistica de La Balconata Furitana, debutta con il Gruppo Venti d’Italia a cura di Pasquale Persico , partecipa al Collettivo “Bestiale” a cura di Giorgio Levi. È il periodo in cui fonda, con Anna Lisa Verdecchia, l’Associazione “made in salerno” che ha lo scopo di promuovere e valorizzare la tradizione  e la cultura delle arti visive a Salerno. Sempre nello stesso anno realizza l’opera  Memento, installazione permanentemente per il Parco Archeologico di Fratte (Salerno).

Dopo un’importante personale organizzata alla Fondazione Ebris Salerno (Naturalis Historia, 2017, a cura di Giovanna Sessa), l’artista è selezionata in Connecticut nell’ambito del programma On the Trail of Calder dove realizza per il Travel Center di Waterbury l’installazione permanente The Offbeat.

Nel 2018 le viene affidato il progetto artistico per la nuova scuola dell’infanzia a Faiano di Pontecagnano dove realizza anche la riqualificazione del sottopasso di Via Alfani, declinata in sei pannelli maiolicati ispirati alla cultura Etrusca e il riordino della Piazza Padre Gentile a S. Antonio, dove progetta lo spazio della piazza e installa l’opera Alter ego.

 

Tra le ultime esposizioni personali si ricordano Women, a cura di Antonello Tolve (Gaba.Mc – Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, 2018), Attesa (a cura di Galleria E-Contemporary, Trieste 2019), Nelle intime stanze della memoria (Centrometriquadri Arte Contemporanea, Santa Maria Capua Vetere 2019), Limen, a cura di Giada Caliendo (Galleria E-Contemporary, Trieste 2020), Terre di Confine, a cura di Antonello Tolve (Pagea Arte Contemporanea , Angri  2020 )

 

 

 

 

Born in Latina in 1973, Deborah Napolitano graduated in architecture in Naples and attended the Masters in Industrial Design in Milan at the Domus Academy and then devoted herself to the design of interiors and commercial spaces in the luxury and fashion sector. With a curious spirit and a strong practical sense,   begins as a  self-taught , the experimentation of materials and techniques typical of craftsmanship that can be can be used in various forms of art and design.

After the long and important Milanese parenthesis, the return to Salerno marks a fundamental change in her expressive path: the sheet gives way to material, the shapes are shaped and not drawn, the scale passes from the urban dimension to the human dimension and the visions pass from architecture to sculpture.

Alongside a series of group shows, where she participates with interventions increasingly conditioned by the analysis of a tradition translated into innovation, Napolitano is also a cultural promoter: she organizes events, takes care of the preparation, graphics and selection of artists and works, up to to assume in 2015 the artistic direction of La Balconata Furitana, an experimental project of the Museum of Contemporary Sacred Art and Art Gallery on the Amalfi Coast. In the same year she made her debut with the Gruppo Venti d’Italia with his project of Suspended Errances curated by Pasquale Persico and participated in a series of exhibitions by the “Bestiale” Collective, all curated by Giorgio Levi. It is the period in which she founded, with Anna Lisa Verdecchia, the Association “Made in Salerno” which aims to promote and disseminate the work of artists, artisans and excellences of the Salerno area as well as to enhance the tradition and culture of the arts to Salerno. Also in the same year she created the Memento work, a permanent installation for the Archaeological Park of Fratte (Salerno).

In this period her works are inspired by the rigorous essentiality of form and decoration, recalibrated, without excess yielding, to propose an absolutely unique research. After an important staff organized at the Ebris Foundation Salerno (Naturalis historia, 2017, curated by Giovanna Sessa), the artist is selected in Connecticut as part of the On the Trail of Calder program where she realizes for the Travel Center in Waterbury the permanent installation The Offbeat.

In 2018 she was entrusted with the design and implementation of the artistic project for the new kindergarten in Faiano di Pontecagnano and from this experience two other projects derive from the Pontecagnano area: the redevelopment of the underpass in Via Alfani, declined in six majolica panels inspired by the Etruscan culture and the finds kept in the important Archaeological Museum of Pontecagnano and the reorganization of the Piazza Padre Gentile in S. Antonio, where she designs the space of the square and installs the work Alter ego.

Among the latest exhibitions are Women, curated by Antonello Tolve (Gaba.Mc – Gallery of the Academy of Fine Arts of Macerata, 2018), Attesa (E-Contemporary Gallery, Trieste 2019) and personal exhibitions In the intimate rooms of memory curated by Antonello Tolve (CentometriQuadri gallery – Santa Maria Capua Vetere 2019),  LIMEN curated by Giada Caliendo (E Contemporary gallery – Trieste 2020) and Terre di Confine curated by Antonello Tolve ( Page arte Contemporanea – Angri 2020 ).

 

E’ il connubio tra la forma, contenitore rigido di tutte le convinzioni, le regole, e i vincoli inflessibili e la   tridimensione, l’intelligenza dell’ego, l’individualità identificata con se stessa e con la realtà contingente, il patto segreto dell’artista-architetto Deborah Napolitano con l’azione artistica. La cifra imprescindibile di questa artista è un riverente ed avvincente rispetto per l’intorno, il circostante, la sua abilità nel cogliere lo spirito di un luogo, (San Giovanni Battista, 2020) che “apre a una riflessione sull’arte e l’abitare, in particolare sulle tradizioni e sui riti devozionali di un habitat culturale la cui forza pone luce sul potere della magia nel sud” (A. Tolve). Le sue opere nascono intorno a luoghi, siano essi fisici o astratti come le atmosfere oniriche del passato (le mani in terracotta, rilanciano il tema archeologico degli ex-voto anatomici mani, piedi, uteri, orecchie…; le caselle votive, i piccoli altari e nicchie in ferro, ecc.), o i giochi antichi (la campana chiodata,ecc), o della favola (Pinocchio).

Dienne sancisce sempre un patto profondo, quasi un connubio, tra la riflessione estetica, e la ricerca e riscoperta del dato naturale e della storia dell’antico.  Il suo messaggio estetico è meta-fisico, si proietta, tuttavia ben oltre i confini delle sue opere per raggiungere una dimensione ulteriore di assolutismo, scevro dal tempo, assurgendo ad un potente simbolismo contemporaneo condensato in linee pulite spinte all’astrazione ed alla sintesi formale ornate dalla riduzione cromatica a minimi ricorrenti colori.

E’ “L’osservazione della natura, da sempre stimolo per gli artisti, ha costituito una sfida per la Napolitano a cimentarsi non nella mera riproduzione di paesaggi o di essenze naturali, ma nella reinvenzione di questi temi, assecondando la sua innata tendenza a riscoprirsi come individuo essenzialmente ‘organico’. Analizzando le… opere dell’artista il dato che emerge immediatamente è, per dirla con Kant, che tutto è soggettivo. E appunto, quando si crede di aver catturato le immagini dell’artista, a questo punto i suoi codici visivi si ribaltano: la natura, dapprima osservata e trasfigurata in un’ingenua e benefica visione, si rivela malevola e avversa espressione di un ecosistema perturbato dagli abusi a cui l’uomo lo sottopone alterandone la stessa essenza con le sue invenzioni devastanti.

(cit. Giovanna Sessa)

Napolitano nasce con queste esigenze stilistiche, tuttavia il suo percorso artistico si arricchisce nel tempo offrendo potenza espressiva al suo lavoro, dalla lavorazione della ceramica, materia che mai abbandona e che esprime il suo legame con la tradizione della sua terra, intimamente connessa alle sue radici culturali, aggiunge alla propria esperienza lo studio e la sperimentazione con altri materiali come il legno ed il ferro.

”.. a questo periodo appartiene un discorso che prende forma, diventa struttura, costruzione di uno strato d’animo dove tutto sembra legato a un grande silenzio, a un passato ricalibrato sul presente. Basta guardare, e anche senza molta attenzione, l’incomparabile Metafisica sistemica in tre tempi (2017) per comprendere il potere magnetico del suo lavoro e la freschezza con cui vengono toccate tematiche legate al corpo e alla sua trasformazione in automa o alla sua riduzione, al suo farsi unità elementari, formemi oltre i quali c’è il silenzio del черный квадрат, la storia delle idee.

Coniugando squisitamente la terraglia al metallo al legno o a una serie di altri ingredienti la cui ricchezza è custodita nell’attenzione meticolosa che l’artista conferisce a ogni minimo dettaglio, i progetti realizzati negli ultimi anni –I guerrieri(2014), le sagome calderiane The offbeat (2017) e la meravigliosa quadreria ad esse legata (2018), In hoc signo (2017),Scomodatevi(2017),Giochi da bambini (2017),l’ironico Autoritratto(2017) e The last one(2018) – portano Napolitano a una consapevolezza scultorea che assorbe al suo interno, con maggiore intensità, la compattezza della memoria, la fibrosità della storia: ma con l’avvedutezza di assorbirle in quanto sostanze fondamentali di una narrazione pronta a cogliere input, a farsi metafora di sogni sognati.… In una serie di lavori recenti,  Napolitano aziona un processo riflessivo sul concetto di confine e di frammento. Ad aprire questo nuovo ciclo di lavori “Pinocchio” (2020): lasciato ad uno stato semi-embrionale che rende palese il processo creativo, un busto metallico con le sole braccia e senza gambe la cui cruda plasticità rende omaggio al mondo della spensieratezza, evidenzia la volontà di spingere il discorso lungo un sentiero nostalgico che determina la reale natura del burattino, il suo vero in der Welt sein (la sua solitaria, tragica unicità). L’eterno bimbetto di legno che gioca e si diverte e si perde nella propria sorridente ingenuità. (cit. A. Tolve).

 

 

 

 

 

 

 

 

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